LaRegione – Il cielo sotto un’altra… luce

Unione delle forze tra Dipartimento del territorio e Dark-Sky per combattere l’inquinamento luminoso illuminare in maniera corretta.

Poi, in primavera, un incontro di sensibilizzazione per le autorità comunali, gli architetti e gli elettricisti. Sono questi i primi passi che intende intraprendere il Dipartimento del territorio per combattere l’inquinamento luminoso, ovvero la dispersione eccessiva di luce verso il cielo. A lungo termine vi è poi la volontà di puntare al risanamento e la disposizione di lampadine, lampioni e fari pubblici potrebbe quindi essere rivista e corretta.
La volontà del Cantone di analizzare fino in fondo la problematica è emersa ieri al termine di un incontro tra il Consigliere di Stato Marco Borradori – affiancato dai suoi collaboratori – e la Dark-Sky Switzerland sezione Ticino, associazione che dal 1996 si occupa di inquinamento luminoso. « L’incontro è stato sicuramente utile – ha spiegato a laRegione Ticino Marcello Bernardi, coordinatore del Dipartimento del territorio e direttore della Divisione dell’ambiente –. Crediamo si debba andare verso un risanamento. Un passo per volta, senza esitazioni ». Durante la riunione si è dunque deciso per una collaborazione tra la Dark-Sky e il Dipartimento. « Parallelamente verificheremo internamente, facendo capo al diritto vigente, se vi sono componenti luminose particolari che devono essere regolate o proibite ». Le ultime contestazioni della Dark- Sky si erano indirizzate proprio in questo senso, ed in particolare contro l’utilizzo degli Skybeamer, ovvero di quei fasci luminosi rivolti verso il cielo con lo scopo di attirare l’attenzione. Apparecchiature che – fanno notare alla Dark-Sky – costituiscono l’esatto contrario di quanto bisognerebbe fare. « Il problema dell’inquinamento luminoso è conosciuto – conclude Bernardi –. Si tratta ora di analizzare con i pochi mezzi a disposizione cosa si possa fare concretamente ».
Anche Stefano Klett, responsabile della sezione ticinese della Dark-Sky Svizzera, ostenta soddisfazione per i risultati scaturiti dall’incontro: « Il Cantone riconosce l’esistenza del problema – ci dice –. Si lavorerà quindi con loro in maniera costruttiva per aiutare i comuni a trovare delle soluzioni » . L’inquinamento luminoso, spiega Klett, « è una problematica relativamente semplice da risolvere: bisogna però procedere ad un risanamento dell’illuminazione pubblica e per farlo occorrerà che i comuni più grandi assumano il ruolo di coordinatore » . Secondo responsabile della Dark-Sky ticinese « i tempi sono maturi per risolvere il problema, e questo non soltanto in Ticino, ma anche nel resto della Svizzera ». Il nostro cantone, tuttavia, potrebbe fare da apripista. E questo «nonostante la vicinanza della Lombardia », dove l’inquinamento luminoso nasconde quasi completamente il cielo stellato. « Combattere contro questo tipo di inquinamento non vuol dire però battersi per spegnere ogni tipo di illuminazione – ribadisce Klett –. Lo abbiamo ripetuto anche oggi: si tratta semplicemente di illuminare in maniera corretta ».
Anche perché, oltre alle conseguenze negative sulla visibilità del cielo notturno e sulle rotte degli uccelli migratori, l’eccessivo uso di luce si ripercuote sul borsellino e sulla produzione di gas a effetto serra. Secondo il Wwf, che in queste settimane sta promuovendo una campagna nazionale per l’utilizzo di fonti luminose efficienti, in Svizzera l’illuminazione è responsabile del 15% dei consumi complessivi. L’uso di lampadine a basso consumo nelle abitazioni, secondo l’organizzazione ecologista, ridurrebbe le emissioni di CO2 di 280 mila tonnellate. Qualora poi cantoni e comuni dovessero sostituire le lampadine di strade e piazze, vi sarebbe un’ulteriore riduzione di 60 mila tonnellate.
Una battaglia quella contro l’inquinamento luminoso che, a detta di Klett, potrebbe essere combattuta e vinta anche senza l’introduzione di nuove leggi: « Quello che conta per noi è il risultato ».

Come per dire: basterebbe solamente vedere la problematica sotto un’altra… luce. L.B.

» 2006-09-12 – LaRegione