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Presentate le linee guida per un’efficace prevenzione. Borradori: la notte ha una funzione biologica che va preservata
Chissà che cosa penserebbe il buon Thomas Edison di quel che si dice attualmente della sua grande invenzione: la lampadina. Chissà che cosa risponderebbe a chi oggi, di una grande conquista che ha contribuito a rendere l’uomo libero, ne denuncia gli effetti nocivi indicando nell’illuminazione artificiale, meglio nell’eccesso di luci artificiali, un problema ambientale. Forse, e perché era uomo accorto, approverebbe e condurrebbe una politica di sostenibilità.
S’è svolta ieri sera, nella sala della casa comunale d’Orselina, un’interessante conferenza. Il titolo:
“Surplux, linee guida per la prevenzione dell’inquinamento luminoso”. Tra gli scopi della serata la presentazione di un importante documento promosso e realizzato dal Dipartimento del territorio. Vi sono contenuti alcuni parametri comuni, delle “linee guida” appunto, che possono fungere da supporto alla pianificazione locale in materia. Ad introdurre l’argomento il consigliere di Stato e capo del dipartimento Marco Borradori: « Può sembrare strano occuparsi della luce in termini negativi. Infatti essa rappresenta la vita, il bene e la prosperità. Eppure della luce artificiale talvolta si abusa. La notte ha una funzione vitale biologica e naturalistica che non può andare persa, ma che va anzi valorizzata. Non siamo certo qui per demonizzare la lampadina o il neon. L’erogazione va però gestita secondo i criteri dello sviluppo sostenibile ». Borradori ha quindi citato qualche cifra indicando la politica energetica tra i temi prioritari del Consiglio di Stato per la legislatura in corso: « In Ticino il 10% del consumo d’elettricità è dovuto all’illuminazione pubblica e privata, il che equivale al 3% del consumo globale nel nostro Cantone. Può sembrare poco, ma questa percentuale è pari a circa 250 GWh all’anno, ossia la produzione di una centrale idroelettrica di medio-grandi dimensioni ». Entrando nel merito delle “linee guida”, ha poi affermato: « A fronte delle oggettive conseguenze che l’inquinamento luminoso ha sulla natura, sul paesaggio e sulla salute, ci è sembrato necessario definire dei parametri efficaci. Gli indirizzi che il Dipartimento intende applicare e promuovere sarebbero vani senza la fondamentale collaborazione dei professionisti di settore (architetti, tecnici delle aziende elettriche, eccetera) e in modo particolare dei Comuni. È proprio a questi ultimi che il documento si rivolge in via prioritaria ».
Borradori ha invitato le amministrazioni locali a farsi parte attiva nella pianificazione dell’illuminazione pubblica, non limitandosi ad una mera applicazione di norme e regole. Ma vediamo, in concreto, che cosa propone il documento, secondo le spiegazioni di Angelo Bernasconi dell’Isaac, istituto che tra gli altri ha contribuito alla sua redazione: « Le linee guida mirano in primo luogo a promuovere un’illuminazione efficace ed efficiente. In seconda battuta ad applicare, in generale, il principio della prevenzione ». Vediamo, ad esempio, alcune misure tecniche: “Sono da adottare le lampade più performanti disponibili sul mercato”. E ancora: “Bisogna commisurare la potenza d’emissione in modo da ottimizzare l’illuminazione”. “È vietato l’uso di fasci roteanti o fissi”. Scorrendo le pagine vi sono anche consigli sul posizionamento delle lampade e sulla schermatura. Non mancano le direttive gestionali (come potrebbe essere, ad esempio, la limitazione in determinate fasce orarie). In conclusione si parla di pianificazione comunale e s’invitano le amministrazioni locali a tener conto delle linee guida in fase di revisione dei rispettivi Piani regolatori. Accompagnano la relazione un rapporto che ne spiega i dettagli e un opuscolo divulgativo. Ma torniamo alla conferenza e, specificatamente, all’intervento di Diego Bonata, ingegnere aerospaziale e membro dell’associazione italiana CieloBuio. Bonata ha spiegato le grosse problematiche derivanti da un utilizzo sconsiderato dell’illuminazione: « Vi è innanzitutto uno spreco energetico (con conseguente sperpero di denaro), una scarsa sicurezza stradale e un fenomeno d’intromissione molesta in ambienti domestici. Seguono: alterazioni d’ecosistemi e danni biologici ad animali e piante. Conseguenze negative sull’uomo, danni culturali e alla ricerca astronomica ». Marco Marcacci dell’Isalp ha fatto un breve istoriato sull’evoluzione del paesaggio notturno in Ticino: « La prima propagazione luminosa s’è verificata ai margini della linea ferroviaria del Gottardo ». Inoltre « l’adozione d’illuminazioni comunali a catena è stata condizionata da evidenti questioni di ‘ gelosia’ ». Infine le relazioni di Angela Alberaci, che ha spiegato la normativa lombarda in materia, e di Laura Cinquarla, che ha parlato di progettazione relativa a sistemi d’illuminazione sostenibili. EL.BE
2007-11-28 LaRegione (pdf)
Pomeriggio di studio sull’inquinamento luminoso Presentate ad Orselina le linee guida del Cantone per prevenire e limitare gli effetti del fenomeno
Chi di voi, nelle ore notturne, non ha mai notato quell’alone luminoso, tendente all’arancione, visibile a grande distanza, che domina e annuncia le zone urbanizzate? Ecco, quell’alone altro non è che il fenomeno chiamato inquinamento luminoso. Fenomeno che è stato al centro del pomeriggio informativo svoltosi ieri ad Orselina e rivolto agli amministratori comunali così come a tutte quelle figure professionali che si occupano direttamente od indirettamente di tecniche di illuminazione. L’appuntamento, come hanno avuto modo di spiegare il direttore del Dipartimento del territorio Marco Borradori ed il responsabile della sezione ticinese di Dark-Sky Switzerland Stefano Klett, aveva quale scopo quello di favorire la diffusione della conoscenza del problema e di sensibilizzare ad un impiego ecosostenibile della luce. Nel nostro Cantone, ha evidenziato in particolare Borradori, il 10% del consumo di elettricità è dovuto all’illuminazione pubblica e privata. Ciò che corrisponde al 3% del consumo globale di energia in Ticino. Può sembrare poco, ma questa percentuale equivale a circa 250 GWh/anno, ossia la produzione di una centrale idroelettrica di medio-grandi dimensioni. Anche dal punto di vista meramente economico, dunque, è più che mai utile seguire le indicazioni contenute nelle linee guida per la prevenzione dell’inquinamento luminoso.
Strumento per i Comuni
Linee guida che, ha ricordato Angelo Bernasconi dell’ Istituto di sostenibilità applicata all’ambiente costruito (ISAAC) della SUPSI, vogliono essere uno strumento di aiuto agli enti locali per l’esecuzione di impianti di illuminazione esterna rispettosi dell’ambiente: infrastrutture sportive, monumenti ed edifici storici, parchi ed installazioni per il tempo libero, strade, percorsi pedonali o ciclabili, insegne pubbliche sono solo alcuni esempi di costruzioni per le quali è indispensabile valutare a fondo il tipo di illuminazione che rispetti i principi dell’ecosostenibilità, limitando cioè al minimo indispensabile gli effetti negativi sulla popolazione, sull’ambiente e sul paesaggio. Pur essendo di difficile percezione, l’inquinamento luminoso può, infatti portare a disturbi importanti tra i quali l’inibizione delle difese psicologiche o la perdita di percezione dei particolari e dell’acuità visiva. Ecco perché, quando si pianifica la costruzione di un nuovo impianto di illuminazione o la ristrutturazione di uno esistente, è utile seguire le indicazioni elaborate dalla Sezione dela protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo in collaborazione con l’ ISAAC. Racomandazioni che sono contenute nelle linee guida che sono, appunto, state presentate ieri pomeriggio ad Orselina.
Lampade efficienti
Oltre al rispetto delle norme della Legge edilizia cantonale, quando si pianifica un impianto di illuminazione esterna è utile considerare l’utilizzo delle lampade più efficienti reperibili sul mercato, nonché commisurare la potenza di emissione in modo da ottimizzare l’illuminazione. Detto del divieto di far uso di fasci di luci roteanti o fissi, un altro principio contenuto nelle linee guida è quello di illuminare unicamente l’oggetto d’interesse.
Dall’alto verso il basso
L’illuminazione deve poi avvenire dall’alto verso il basso, evitando così emissioni di luce diretta e diffusa sopra l’orizzonte. Occorre inoltre prevedere l’uso di schermi che impediscano l’illuminazione di spazi che non la richiedono, in particolare sopra l’orizzonte.
Solo quando occorre
Non sempre è necessario illuminare durante l’intero arco della notte un determinato edificio. Pertanto è utile prevedere dei sistemi di controllo (timer o potenziometri) che provvedano allo spegnimento parziale o totale, oppure alla diminuzione della potenza impiegata. Per le insegne, fatta eccezione di quelle per i servizi prioritari, quali farmacie ed ospedali, e per gli esercizi pubblici notturni, l’illuminazione è ammessa dal crepuscolo sino alla mezzanotte. Norme particolari (illustrate nell’opuscolo dell’ Agenzia svizzera per l’efficienza energetica) sono poi previste per l’illuminazione stradale e delle infrastrutture per i servizi pubblici. I concetti contenuti nelle linee guida per la prevenzione dell’inquinamento luminoso dovrebbero infine venir considerati dagli amministratori locali allorquando sono confrontati con l’esercizio della revisione dei Piani regolatori. E l’ente locale che volesse spingersi oltre, ha la possibilità di allestire un vero e proprio piano di illuminazione.
» 2007-11-28 Corriere del Ticino (pdf)
Ha suscitato parecchio interesse la conferenza organizzata dal Cantone per promuovere le “Linee guida per la prevenzione dell’inquinamento luminoso”. Tra il pubblico erano rappresentate le maggior aziende elettriche come pure le aziende che si occupano di illuminotecnica nel Cantone.
Ad introdurre l’argomento il consigliere di Stato e capo del dipartimento del territorio Marco Borradori: « Può sembrare strano occuparsi della luce in termini negativi. Infatti essa rappresenta la vita, il bene e la prosperità. Eppure della luce artificiale talvolta si abusa. La notte ha una funzione vitale biologica e naturalistica che non può andare persa, ma che va anzi valorizzata. Non siamo certo qui per demonizzare la lampadina o il neon. L’erogazione va però gestita secondo i criteri dello sviluppo sostenibile… ».
Durante la tavola rotonda è stata sollevata da Marco Cagnotti (presidente SAT) l’importanza di una regolamentazione precisa che permetta di evitare gli scempi della illuminotecnica ticinese a cui stiamo assistendo, Carlo Crivelli (Municipale di Coldrerio) ha sottolineato quanto poco facciano le aziende elettriche sul fronte risparmio energetico. È stata invece sollevata in primis da Francesco Cavalli (Deputato GC) e da altri municipale l’obbiezione sulla debolezza delle linee guida, in quanto esse presuppongono l’attuazione di regolamenti comunali e quindi non garantiscono una reale soluzione su tutto il territorio.
Quindi il problema non è risolto, si spera che il Gran Consiglio entri in materia in modo più decisivo sul’argomento.
I dettagli delle linee guida cantonali sono disponibili sul sito:
Linee guida cantonali
Linee guida cantonali contro l’inquinamento luminoso, oggi la presentazione
È dedicata soprattutto agli amministratori comunali, ma alla conferenza prevista questo pomeriggio nella sala del municipio di Orselina saranno presenti anche numerosi professionisti dell’illuminazione artificiale, così come molti amanti del cielo stellato. L’argomento trattato li interessa tutti, in un modo o nell’altro. Saranno infatti presentate le “linee guida” cantonali per prevenire l’inquinamento luminoso, ovvero per evitare l’eccessiva dispersione di luce verso il cielo.
Il documento, allestito dal Dipartimento del territorio in collaborazione con l’Istituto di sostenibilità applicata all’ambiente costruito (Isaac) della Supsi e all’associazione contro l’inquinamento luminoso Dark-Sky Svizzera sezione Ticino, costituisce la base su cui i comuni potranno imbastire eventuali ordinanze che limitino la dispersione di luce artificiale nell’ambiente. Un passo, quello della regolamentazione a livello comunale, già intrapreso da Coldrerio, dove a inizio 2007 è stata varata – per la prima volta in Ticino – un’ordinanza che stabilisce come posare e posizionare l’illuminazione artificiale. In altri comuni, ad esempio Lugano, Locarno, Cadenazzo e Taverne-Torricella, si sta dibattendo sul tema o, addirittura, si stanno già approntando delle norme specifiche. L’obiettivo finale vuole essere quello di illuminare solo là dove serve, evitando così sprechi di energia, costosi sia dal punto di vista economico, sia da quello ecologico: l’eccessiva illuminazione, oltre a far lievitare l’importo della bolletta, disturba vegetali e animali. Inoltre incide sulla produzione di gas a effetto serra, dal momento che parte dell’elettricità è ancora prodotta utilizzando combustibili fossili. Da non trascurare sono poi le implicazioni culturali e scientifiche della “mala illuminazione”: la luce dispersa verso l’alto crea un alone in grado di “oscurare” il cielo notturno. Un fenomeno facilmente riscontrabile se si paragonano le poche decine di stelle visibili dal centro di una città molto illuminata, con le migliaia osservabili in condizione di buio assoluto.
Questo pomeriggio a presentare il documento elaborato da Cantone ed esperti vi saranno il direttore del Dipartimento del Territorio Marco Borradori, il responsabile della sezione ticinese di Dark-Sky Svizzera Stefano Klett e Angelo Bernasconi dell’Isaac. Interverranno inoltre Diego Bonata (presidente dell’associazione CieloBuio italiana), Marco Marcacci (Istituto storia delle Alpi), Angela Alberici (Agenzia regionale della protezione dell’ambiente della Lombardia) e Roberto Mucedero (iGuzzini). Seguirà la tavola rotonda con la partecipazione di Marco Cagnotti (presidente della Società astronomica ticinese), Vinicio Malfanti (Dipartimento del territorio) e Carlo Crivelli (municipale di Coldrerio). Il dibattito sarà moderato da Giovanni Bernasconi, capo della Sezione protezione aria acqua e suolo.
L’8 novembre alcuni rari comuni del nostro cantone hanno aderito all’appello di alcune organizzazione ambientaliste di spegnere le luci dalle 20:00 alle 20:05.
Sia l’astrofilo Stefano Sposetti come il sottoscritto (Stefano Klett) hanno voluto fotografare lo spegnimento dei castelli di Bellinzona. Dalle foto risulta evidente quanto questa illuminazione contribuisca in modo sostanziale ad inquinare il cielo sopra la Capitale. Questo dimostra come questa illuminazione sia mal concepita, infatti una buona fetta di luce viene dissipata verso l’alto.
Oltre a cancellare il cielo sopra Bellinzona risulta essere un vero e proprio spreco sia energetico come di denaro pubblico.